Il crollo della ristorazione costa 1,5 miliardi a tutta la filiera

Secondo i dati della Coldiretti, il crollo della ristorazione costa 1,5 miliardi, poiché nonostante la riapertura, le nuove misure e la totale assenza di turisti fa permanere una situazione di difficoltà nel settore. Il crollo delle attività di ristorazione ha poi anche un effetto negativo sull’agroalimentare nazionale con una perdita di fatturato di almeno 1,5 miliardi per i mancati acquisti di cibi e bevande in questo periodo di Covid-19.

Quello che emerge dalle analisi della Coldiretti e dai registri dell’Istat sul primo semestre del 2020 è un crollo record del 24,8% sul fatturato di alloggi e ristorazione a causa dell’emergenza coronavirus. Come preannunciato la chiusura non ha solo pesato sulle spalle di chi è in prima linea, ma sull’intera filiera dell’agroalimentare, vino, carne e pesce, frutta, verdura e ancora su salumi e formaggi di alta qualità, tutti prodotti che trovano nella ristorazione il più importante, se non principale, mercato di fatturazione.

La speranza risiede ora nel via libera ai passaggi tra le varie regioni e alla riapertura delle frontiere per poter riavere dei flussi turistici, italiani o stranieri, nelle città d’arte, nelle località di mare e in montagna, insomma nella nostra bella Italia. Senza una svolta le 24mila aziende agrituristiche del nostro bel paese rischiano una perdita fino ad 1 miliardo di euro. La decisione, quindi, sul via libera allo sconfinamento, decisa dal Governo per il 3 giugno, è tanto attesa per poter programmare le vacanze di italiani, e non, che rimetterebbero in circolo circa 7 milioni. Una decisione di rilevante impatto economico ed occupazionale per il settore turistico, duramente colpito dall’emergenza.

Purtroppo, la presenza straniera in Italia rappresenta comunque una grande incognita e la speranza si ripone quindi su tutti quegli italiani che preferivano, preferiscono e preferiranno una vacanza 100% Made in Italy. Una vera boccata di ossigeno solidale per il turismo italiano, che negli ultimi tre mesi ha visto annullato il solito flusso di 81 milioni di viaggiatori, che d’abitudine inondano il nostro Paese tra Pasqua, Festa della Liberazione, 1° maggio e Pentecoste. L’Italia è leader mondiale nel turismo rurale con le strutture agrituristiche diffuse lungo tutta la Penisola in grado di offrire fino a 253mila posti letto e quasi 442mila posti a tavola. Come spiegato prima, l’impatto economico dell’ultimo trimestre è stato drammatico con l’azzeramento della spesa turistica per alloggi, ristorazione, trasporti e shopping. A pesare non è solo la scarsa domanda interna, ma in particolare il crollo del turismo internazionale che rappresenta il 59% dei pernottamenti complessivi.

Insomma, ora più che mai dobbiamo sostenere il nostro paese con vacanze Made in Italy, godere del nostro buon cibo, delle nostre spiagge e delle nostre montagne. Dobbiamo cercare di dare speranze a chi ci ha sempre accolto con un sorriso, ad abbracciarli anche se da lontano.

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