Secondo uno studio londinese sempre più persone pianificano gli spostamenti nella giornata e riorganizzano i propri piani adattandosi alla percentuale di carica rimasta nella batteria del proprio cellulare
Secondo una recente ricerca condotta nella capitale dell’Inghilterra, lo stato di carica del nostro smartphone influenzerebbe la nostra quotidianità, e provocherebbe problemi di ansia. È ormai un fatto certo che lo smartphone abbia cambiato il nostro modo di vivere, ma c’è un dibattito in corso sull’ipotesi che questi dispositivi mobili potrebbero aver trasformato “subdolamente” ed efficacemente persino la nostra percezione delle relazioni, dello spazio e del tempo. Ma in questa sede si fa riferimento a un sondaggio organizzato dalle Università di Londra e Aalto che rileverebbe che “sempre più persone pianificano i propri spostamenti nella giornata e riorganizzano i propri piani adattandosi alla percentuale di carica rimasta nella batteria del proprio cellulare”. Peraltro, i dati sembrerebbero dimostrare che quando la percentuale rimasta è inferiore al 50% i più connessi inizierebbero ad avvertire sensazioni di malessere e di disagio.
Non solo malessere e disagio, lo stato di carica della batteria influenzerebbe anche umore e decisioni
Il sondaggio londinese ha coinvolto un campione di ventidue partecipanti, perciò non si può certo dire che abbia un vero valore statistico, ma sembra offrire validi spunti di riflessione. Sono stati intervistati solo pendolari londinesi. E, seguendo la ricerca, questi ultimi avrebbero pianificato i propri spostamenti nella città seguendo le percentuali di carica dei propri smartphone piuttosto che il numero di chilometri o di fermate dei mezzi pubblici. Insomma, non solo malessere e ansia, lo stato di carica del proprio smartphone influenzerebbe anche l’umore dei possessori. E avrebbe uno specifico ruolo nel determinare le decisioni per organizzare la propria giornata. Esemplificative sono infatti le parole di sintesi dei ricercatori: «Un’icona piena dà la sensazione di poter intraprendere qualunque attività e di poter andare ovunque. Viceversa, scoprire percentuali inferiori al 50% induce sensazioni di profonda ansietà e disagio».
Le deformazioni però non sono tutte confinate alla sfera decisionale e alla sensibilità emotiva, ma sembrerebbero frapporsi anche nell’istante in cui elaboriamo la nostra idea dell’altro. Seguendo ancora gli studiosi: “Chi lascia scaricare il dispositivo fino a percentuali vicine allo zero senza farsi troppi problemi è percepito come disorganizzato” o “particolarmente fuori dal mondo, persone ignare delle norme di convivenza che ormai richiedono loro di rimanere connessi e raggiungibili. E di conseguenza potenzialmente incapaci di organizzarsi nella vita”.
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