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Il food delivery ucciderà i ristoranti e dalle case spariranno le cucine…

Il servizio di delivery negli ultimi anni è sempre più diffuso. Ma a lungo andare che fine faranno i ristoranti? Saranno destinati a chiudere?

Secondo un articolo scritto da Valerio Mammone, pubblicato sul sito di Business Insider Italia nel 2018, il food delivery ucciderà i ristoranti e dalle case spariranno le cucine.  Infatti, spesso succede che quando si ordina cibo a domicilio perde quasi completamente importanza il “da dove arriva il piatto”, perché si concentra l’attenzione sul tempo di consegna. Proprio come accade quando si ordina qualcosa su Amazon, non si pensa al venditore ma a quanto tempo bisogna aspettare per ricevere il pacco.

Il rischio è che questo potrebbe succedere anche con il food delivery. Se così fosse, un ristorante “classico” non riuscirebbe a essere competitivo nel mercato asporto/domicilio. Per lo stesso motivo per il quale un piccolo negozio di scarpe non può competere con Zalando semplicemente aprendo un suo e-commerce.

Quello che è certo è che la tecnologia ha sicuramente cambiato il lavoro dei ristoratori e le abitudini di consumo dei clienti. Anche la pandemia ha fatto la sua parte, accelerando questo processo già in moto da alcuni anni. Con le chiusure forzate i ristoratori sono stati “costretti” a puntare quasi tutto sul delivery e l’asporto, per sopravvivere.

Mammone, nella sua lunga analisi, si chiede: quanto vale il mercato del food delivery? “In Italia l’espressione “food delivery” ha cominciato a diffondersi a macchia d’olio a partire dal 2015. In soli due anni, cioè nel 2017, secondo l’Osservatorio eCommerce b2c del Politecnico di Milano, il mercato degli acquisti di piatti pronti ammontava già a 201 milioni di euro, in aumento del 66% rispetto al 2016”, scrive. Con gli acquisti  sarebbe cresciuto anche il numero dei clienti. Infatti nei primi mesi del 2018, oltre 4 milioni di italiani si sarebbero fatti consegnare cibo a domicilio almeno una volta al mese.

Questi sarebbero i dati secondo Coldiretti. Si tratta di un’abitudine che coinvolge in particolare consumatori dai 25 ai 34 anni. Il food delivery ucciderà la cucina – Di questo passo il delivery diventerà sempre più imponente. “Il trend è costantemente in crescita, tant’è che entro il 2022 le piattaforme di food delivery potrebbero generare un giro d’affari da 2 miliardi e mezzo di euro”, ne è certo Valerio Mammone che mette in guardia: se si continua così, secondo un rapporto della banca d’investimento Svizzera Ubs “entro il 2030 il food delivery ucciderà la cucina”. I costi di gestione potrebbero, infatti, abbassarsi grazie ai robot e ai droni per la consegna. “Un piatto ordinato online potrebbe essere lo stesso di un piatto preparato in casa o addirittura più basso, contando anche il tempo che impieghiamo per prepararlo”. E quindi per questo motivo tra poco più di un decennio cucinare potrebbe non essere più una vera necessità. Questo rappresenterebbe un cambiamento significativo anche per le nostre vite e per l’architettura delle nostre case che potrebbero fare a meno della cucina.

Realtà o fantascienza?”, si interroga Valerio Mammone. “La risposta è sul lungo periodo. Persino in un paese come il nostro, che ha fatto della varietà enogastronomica il proprio fiore all’occhiello”. Inoltre, sono sempre più diffuse le cucine virtuali. Queste permettono di rendere virtuali più tipi di ordini e ridurrebbero i costi. Si farebbe a meno del personale da retribuire per esempio.

Infine, come già anticipato, l’analisi mette in guardia sull’eventuale possibilità che il delivery possa sostituire del tutto i ristoranti. Le piattaforme online per le ordinazioni di cibi a domicilio potrebbero diventare come è Booking per gli albergatori. “Il ristorante diventerà un prodotto indifferenziato su un eCommerce, dove via via l’unica differenza rischierà di essere il prezzo tra un ristorante e l’altro”, spiega Matteo Pittarello, fondatore di Strooka, software che permette ai ristoratori di conservare i dati dei clienti per sviluppare strategie di marketing digitale in autonomia. “Il rischio è quello che i clienti sceglieranno il proprio delivery preferito e non più il proprio ristorante preferito”.

Un modo efficace per tentare di evitare questa tendenza sarebbe la capacità dei ristoratori di coniugare tecnologia e tradizione.

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