Il fisco avverte: il cibo d’asporto dev’essere tassato come merce

Secondo quanto riportato da alcune testate online, come Il Giornale.it, il Fisco avrebbe precisato che si tratta di vendita di beni e come tale non può essere considerata come somministrazione soggetta ad una tassazione agevolata.

Nello specifico, quindi, per l’Agenzia delle Entrate non sarebbe possibile applicare la stessa aliquota Iva del 10% che è solitamente prevista per le consumazioni all’interno dei ristoranti. La vendita di beni e quindi l’asporto dovrebbero invece essere sottoposte a una tassazione pari a quella delle merci, dove in alcuni casi, l’aliquota potrebbe essere pari al 22%, che è nettamente superiore rispetto all’aliquota che viene appunto applicata alle consumazioni all’interno dei ristoranti. 

Riassumendo, se si consuma un pasto all’interno di un locale l’imposta è del 10%, mentre, al contrario, per i cibi d’asporto e le consegne a domicilio si deve applicare una percentuale d’imposta superiore, per via della “comparazione degli asporti alla consegna di merci”.

Proprio per questo si sono scatenate diverse reazioni, in particolare considerando il difficile periodo che stanno vivendo le attività che si occupano di ristorazione. Secondo Enrico Zanetti, commercialista ed ex Viceministro all’Economia, l’aliquota differente rappresenta un “incentivo all’assembramento dentro bar o ristoranti e un accanimento verso un settore tanto indispensabile in questa fase di difficoltà a causa di pandemia e chiusure obbligate”, così ha dichiarato Zanetti a Il Giornale.it.

Per tanti ristoratori l’asporto e le consegne a domicilio hanno rappresentato uno spiraglio di salvezza in questo difficile periodo di pandemia da Covid-19, difatti con la chiusura dei locali anticipata alle 18.00, i ristoratori hanno dovuto rinunciare a servire la cena sul posto reinventandosi con metodi nuovi come appunto take away o delivery.

Quanto spiegato finora viene poi pubblicato più nel dettaglio anche su Money.it, che scrive: “La merce asportata e consegnata a domicilio non potrebbe essere classificata come “somministrazione soggetta ad aliquota Iva agevolata”. Quindi per il cibo consumato in ristorante si applica un’aliquota Iva agevolata pari al 10%, invece, per il cibo d’asporto e le consegne a domicilio si dovrà applicare la tassa prevista per la consegna di merci, che in alcuni casi è pari al 22%.”

E così, proprio per questo, probabilmente, dovremmo dire addio anche al consueto sconto che molti ristoratori concedono per gli ordini da asporto.

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