The good enough economy. Non è il massimo, ma…

The good enough economy, che tradotto letteralmente sarebbe l’economia del “è abbastanza buono”. Ma siccome non mi piace tradurre letteralmente, lo traduco in: l’economia del “non è il massimo, ma… me lo faccio andar bene comunque”.

Avete presente quanti oggetti, prodotti o servizi ci sono che rispecchiano questa “filosofia”? Tanti! Troppi!

Ci sono mille esempi fattibili, ma io ne faccio uno mio, personale e micidiale: nella mia cucina ho un lavello di quelli super mega power, e ha il tappo di quelli a pressione: premi e tappa il lavello, tiri su e stappa il lavello. Una gran figata. Peccato che quando hai lavato i piatti o quel che hai fatto e devi stappare, l’unico modo che hai per mandare via l’acqua sporca è quello di tirarti su la manica della camicia fino al gomito e infilare il braccio nell’acqua. Non è il massimo, ma… Eppure tutt’oggi quando guardo la mia cucina, vi posso assicurare che mi piace. E tanto. Beh, nonostante questo, statene sicuri: quando comprerò la prossima cucina, il lavello avrà un tappo diverso!

Qualche settima fa, parlando di Starbucks, ho messo in evidenza che molti bar fanno un caffè che “non è il massimo, ma…”. Vale però per tutte le attività, anche le nostre; e magari diamo un servizio oppure offriamo un prodotto che in fondo sappiamo bene che potrebbe essere migliorato, ma lo facciamo andar bene comunque. Un ristoratore una volta mi disse: ogni volta che mando fuori un piatto a un tavolo lo assaggio e mi chiedo: “pagherei quel che chiedo per mangiare questo piatto?”; se la risposta è no, allora faccio rifare il piatto. Questo insegnamento l’ho fatto mio.

Insomma, diciamo che chi fa un business basato sul concetto che “non sarà il massimo, ma funziona lo stesso (e magari è pure bello)”, crea forse una clientela “abbastanza soddisfatta”, ma sicuramente non fidelizzata. Appena i clienti avranno la possibilità di cambiare, perché se lo possono permettere, o perché semplicemente si sono stancati, salteranno su un altro cavallo.

E allora diventa una scelta se stare sul cavallo del “non è il massimo, ma…”, oppure fare come recita l’ultimo slogan pubblicitario di Mercedes: the best, or nothing.

E’ per questo che quando qualcuno ci dice che non comprerà da noi ma da un’altra Azienda perché l’altro prodotto “non è il massimo, ma…”, io lascio il mio bigliettino e vado a casa ad aspettare. E’ una scelta difficile, ma la portiamo avanti da anni, e fin’ora ci ha premiato. Sui prodotti professionali non possono esistere “ma”. Noi stiamo con Mercedes: the best, or nothing.

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